Lo smalto di Limoges è un particolare metodo di colorazione di oggetti sacri molto in voga a Limoges, nel sud-ovest della Francia, per diversi secoli e, con alterne fortune, fino ai nostri giorni. Ci furono due periodi in cui era di importanza europea. Dal XII secolo al 1370 ci fu una grande industria che produceva oggetti metallici decorati in smalto vitreo usando la tecnica champlevé, di cui la maggior parte degli oggetti giunti a noi (stimata in circa 7.500 pezzi),[1] probabilmente la maggior parte della produzione originale era costituita da oggetti religiosi come reliquiari.
Dopo un intervallo di un secolo, l'industria tornò a rifiorire alla fine del XV secolo, a quell'epoca specializzata nella tecnica dello smalto dipinto, e nel giro di pochi decenni si concentrò maggiormente su oggetti di carattere profano piuttosto che di argomento religioso. Nel Rinascimento francese, Limoges era il centro principale, con diverse botteghe dinastiche, che spesso firmavano o segnavano le loro opere.[2] Pezzi preziosi come piatti, targhe e vasi venivano dipinti con sofisticate decorazioni manieriste di figure che sui vasi erano circondate da bordi elaborati.
In entrambi i periodi i pezzi di maggiori dimensioni includevano scene narrative. Queste esemplificavano gli stili dei rispettivi periodi. Nel champlevé medievale l'azione era semplicemente e direttamente mostrata da alcune figure, con sfondi a motivi geometrici. Nei pezzi dipinti manieristici numerose figure e sfondi dettagliati tendevano a sopraffare l'attività delle figure principali.
Dopo un calo, intorno agli anni 1630, in seguito alla concorrenza della porcellana, la produzione di alta qualità riprese vigore intorno alla metà del XIX secolo e adottò l'art Nouveau e altri stili contemporanei, con una produzione relativamente modesta.[3]